Come l’ultima ruota del carro, Roma si allinea con le normative delle altre città italiane: agevolare le attività di ristorazione nell’utilizzo degli spazi esterni.
Dalle prime indiscrezioni reperibili sul web, visto il particolare momento di emergenza che stiamo vivendo e viste le linee guide emanate dall’INAIL in cui si provilegiava l’utilizzo di spazi esterni per le attività commerciali, ci si aspettava un regolamento in deroga a quello esistente e con meno vincoli.
Come ben sappiamo, la richiesta di Occupazione Suolo Pubblico (OSP) a Roma è cosa ben complessa, soprattutto se si ha un’attività nel Centro Storico di Roma, subentrano regolamenti amministrativi, edilizi, urbanistici che coinvolgono svariati uffici della capitale.
Proprio per questo, la notizia della sindaca di agevolare i ristoratori nell’ottenimento dell’autorizzazione OSP, aveva generato speranze per una ripartenza postCovid più veloce: “In caso di impossibilità di ampliamento dell’OSP, o di nuova concessione in area attigua all’esercizio o confinante con quella già autorizzata, dopo l’approvazione in Assemblea Capitolina sarà possibile richiedere un’occupazione del suolo nelle immediate vicinanze del locale, entro una distanza massima pari a 25 metri di diametro dal fronte dell’esercizio, a condizione che siano rispettate le norme igienico-sanitarie relative al trasporto di generi alimentari”.
Ottima notizia, peccato però che la normativa pubblicata è ancora molto confusionaria: ben 33 criteri da rispettare tutti contrassegnati dalla parola “inderogabile”. Quindi di fatto cosa cambia?
La misura agevola nella presentazione della richiesta e lascia nelle mani degli organi di vigilanza locale, supervisionare, eventualmente, circa la corretta attuazione della normativa. I ristoratori romani sono nella confusione più totale…le risposte spesso non ci sono o risultano essere poco chiare, sia da parte degli uffici tecnici che della polizia locale. A poter usufruire di questa norma “agevolativa” peraltro, sono, ad oggi, solo le attività in possesso di una licenza di somministrazione.
Di certo, per evitare brutte sorprese, è fondamentale avvalersi di un tecnico in grado di fare delle verifiche preliminari sulla reale fattibilità dell’estensione della superficie di somministrazione all’esterno. Questo eviterebbe al ristoratore ammonizioni o ammende che potrebbero aggravare la già pesante situazione economica.